Discutere continua ad essere necessario 4
Fuoriregistro - 30-11-2002
RIFORMA: TAVOLO DI DISCUSSIONE



In particolare ritiene che l'istituzione di un doppio canale suddiviso in istruzione e formazione (professionale) garantisca quello che, dal Ministro, è definito "un nuovo diritto alla cittadinanza" e la possibilità di rispondere alle esigenze del mondo del lavoro?


Francesco Paolo Catanzaro
Il doppio canale in realtà è un’unica direzione : convergenza verso il mondo del lavoro e le sue esigenze. Idealità positive solo quando l’obiettivo è fornire gli strumenti agli studenti per la loro realizzazione umana e professionale, non l'inasprimento del divario classista tra borghesia e ceto operaio.
Ma tutta questa novità poi dov’è? Qualche tempo fa non si è attuato un avviamento professionale per coloro che non intendevano proseguire gli studi liceali?
E che non ci creda neanche il Ministro è grave, come riportato da Osvaldo Roman nel suo intervento.
Sicuramente le convinzioni non sono aprioristiche ma potrebbero solo scaturire in campo o decretare un classico flop legislativo con le conseguenze, che sarà difficile estirpare, e le storture che non facilmente si potranno correggere anche in sede politica.



Gianni Carlini
Non ritengo che l'elemento che caratterizza più fortemente l'impianto della riforma nel settore secondario e cioè il cosiddetto doppio canale garantisca, per gli esiti dei percorsi, l'avvicinamento ad alcuno dei due obiettivi indicati.
Un primo motivo sta nella precocità della scelta prevista dalla legge delega (combinata con l’abolizione dell’obbligo scolastico a 15 anni) che considero molto negativa proprio alla luce di una esperienza personale oltre che decennale nell’istruzione professionale che mostra come invece la permanenza nei percorsi di istruzione professionale ha consentito a molti giovani il raggiungimento dei più alti gradi dell’istruzione permettendo ad essi il recupero di competenze non possedute al momento dell’uscita della scuola media. Il progetto 92, pur in presenza di limiti da superare, ha consentito all’istruzione professionale di combinare percorsi di professionalizzazione con percorsi di recupero e di adeguamento delle conoscenze e competenze di ingresso, creando le condizioni per successivi e significativi apprendimenti per molta parte dei propri alunni.
Se si intende cogliere l’obiettivo dell’innalzamento del numero di giovani che concludono i percorsi di istruzione e di formazione con l’acquisizione delle competenze necessarie allo sviluppo produttivo ed economico del paese è proprio nell’area degli attuali utenti dell’istruzione professionale che si deve intervenire con l’obiettivo di incrementare il bagaglio delle competenze di base, trasversali e tecnico professionali, e quindi dei livelli di istruzione, che sono la base necessaria per l’entrata nel mondo del lavoro e l’esercizio dei diritti di cittadinanza.
Un secondo motivo è connesso al valore che la legge delega attribuisce all’alternanza scuola lavoro. Valore eccessivo ed immotivato soprattutto se visto alla luce delle migliori esperienze fatte negli ultimi anni e realizzate anche in attuazione dell’obbligo formativo attraverso l’integrazione dell’istruzione professionale con la formazione professionale ed il mondo del lavoro. Quelle esperienze mostrano che l’alternanza, oggi realizzabile con gli strumenti a disposizione in modo ampio e semmai limitato dalla cultura e dalla disponibilità del mondo dell’impresa e dalla esiguità delle risorse economiche e professionali a disposizione delle scuole, ha bisogno di contesti fortemente protetti e consapevolmente gestiti per raggiungere gli obiettivi della crescita culturale e professionale degli alunni. Contesti e progettualità garantiti dalla collaborazione di soggetti diversi e con compiti distinti ed assegnati istituzionalmente.
Ritengo fortemente sbagliato non sviluppare una discussione, ampia e non ideologica, che parta dalle esperienze già fatte per introdurre i cambiamenti necessari, fondati sull’autonomia delle scuole e finalizzati al miglioramento della qualità degli interventi di alternanza.
L’idea di alternanza scuola lavoro della legge delega ipotizza invece percorsi separati e opzionali scelti dagli alunni e considerati equivalenti dal punto di vista formativo.
Alla formazione della persona servono percorsi intenzionali, progettati in relazione ai contesti ed ai soggetti coinvolti ed ai suoi bisogni anche culturali. La casualità della formazione sul posto del lavoro, la presenza nel modello proposto di lunghi periodi senza approfondimento e riflessione e senza rinforzo degli apprendimenti, certamente può essere funzionale al rafforzamento della conoscenza dell’impresa e può favorire l’adesione ai suoi fini, certamente non serve alla persona e neanche, per quanto riguarda le imprese, alla crescita di quelle competenze necessarie alle “risorse umane” per essere elemento centrale del successo dell’impresa.




le altre risposte:
le ragioni
la necessità
la continuità



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